Cantando per il mondo 4°
OMISSIS..........................
Al mio ritorno a Cansano mi resi conto, dal viaggio fatto a Roma,
che in effetti ignoravo molte cose e che mi sarebbe servito aggiornarmi. Trovai don Ciccio un amico confidente, che mi aiutò a trovare la risposta a molte domande che mi ponevo. Molte notizie le ricevetti anche ascoltando i commenti di altri paesani, che erano appena tornati dall'America. Con molta sorpresa seppi che a Napoli come anche a New York derubavano i nuovi arrivati; alcuni dissero di nascondere i soldi dentro la cinta dei pantaloni. per questo la mia ingegnosa madre, sapendo da mio padre cosa succedeva a Napoli, mi fece delle doppie tasche nei pantaloni e una doppia suola dentro le scarpe per nascondere meglio le banconote.Da altri emigranti seppi con spavento che nella frontiera del West America esistevano ancora i selvaggi indiani,
che assalivano le carovane. Un giorno mi incontrai con una donna appena tornata dall'America e, quondo seppe che io andavo a New Mexico, cambiò di colore, si fece il segno della croce e con voce triste disse: " Povero figlio, dove vai a perderti ! ""La sera prima della partenza, mia madre organizzò una garnde festa a casa con musica e canti; erano presenti alla festa vari musicisti, tra cui mio fratello Antonio ed i cugini. Nel mio cuore quella sera si affollavano tanti sentimenti, che poi mi accompagnarono sempre durante la mia vita.Arrivò il giorno della partenza. dentro di me avrei voluto ritardare, anche se per poche ore, quel momento così triste. Ci incamminammo tutti verso la
stazione ferroviaria di Cansano: io, la mia famiglia e molti altri parenti; anche dalle finestre e dai balconi delle case tutti mi salutavano calorosamente ed io invece mi sentivo afflitto. Con tutte le loro effusioni mi rendevano la partenza ancora più penosa, ogni tanto mi voltavo a dare gli ultimi sguardi al paese dove ero nato e cresciuto.
Arrivammo quindi alla piccola stazione, dove con sorpresa trovai quasi tutto
il paese a salutarmi per l'ultima volta. a questo punto, il caro don Ciccio ed
il segretario Nardi parlarono ad alta voce e dissero molte cose belle e
commoventi riguardo al mio futuro lontano da Cansano.Cominciaro a sentirsi le voci dei ferrovieri che chiamavano i passeggeri a bordo e ci avviammo verso i vagoni; mio fratello mi aiutò con la valigia , mentre i cugini portavano il mio piccolo fagotto. Alcuni paesani salirono con noi, per stare un po' più di tempo insieme; infatti, scesero alla fermata seguente, Campo di Giove. Il signor Venanzio Ammazzalorso e mio fratello mi accompagnarono addirittura fino a Roccaraso.Dopo Roccaraso, mi accorsi che ero rimasto solo; tutti i miei famigliari e le facce amiche dei miei paesani non erano più lì.
Mi sentii come morire nel rendermi conto che mi stavo allontanando da cansano sempre di più. senza nemmeno sapere quando sarei potuto tornare. Avrei voluto fermare quel treno. I passeggeri che viaggiavano con me non sapevano che questo sarebbe stato il viaggio più lungo della mia vita.Cercavo di allontanare la nostalgia che, a soli pochi chilometri da Cansano, già si faceva sentire; cercavo di porre l'attenzione sui verdeggianti pascoli
abruzzesi, che si avvicinavano e allontanavano da me così rapidamente. Mi accorsi che la Regione dove ero cresciuto era proprio bella. Forse adesso ancora di più, sentivo i passegeri parlare di cose di tutti i giorni, mentre nella mia testa io avevo solo un pensiero: quando sarebbe svanita la grande pena che teneva il fondo al cuore ? Sembrava che aumentasse di più ad ogni chilometro-Ad un tratto, lo stridente rumore dei freni mi riportò di nuovo alla realtà, i passeggeri cominciarono a raccogliere le loro valige e pacchi, preparandosi a scendere dalle carrozze. Mi affacciai curiosamente fuori al finestrino e , con un colpo al cuore, mi accorsi che ero giunto alla grande stazione di Napoli dove, tra tanta folla, scorsi la grande statua del nostro Garibaldi. Presi la mia valiglia ed insieme agli altri passeggeri mi incamminari verso l'uscita.. Appena sceso, il fischio lonatno di un treno in partenza mi risvegliò di colpo dalla mia lunga cavalcata di ricordi e mi trovai di nuovo davanti alla nave " Cristoforo Colombo", il cui personale stava avvisando i passeggeri di salire a bordo.